Legame indissolubile, perché voluto dal Creatore, il matrimonio resta ancora oggi il sogno più ambito delle donne, e degli uomini richiamati dall’istinto alla paternità. Ma il confronto con la realtà fa emergere sempre ostacoli imprevisti e, spesso, insanabili conflitti interni alla coppia orientata alla rottura del rapporto. Contemplata dalla Costituzione italiana, ed incentivata dalla stessa in forza dell’accelerazione dei tempi: perché il “divorzio breve” è legge, grazie al via libera avuto dal Parlamento – votata a larga maggioranza (398 sì, 28 no e 6 astenuti). Non sono mancate, però, le polemiche, espresse nella generale condanna della Chiesa. Su “Avvenire”, il giornale della Conferenza episcopale italiana, la dura riflessione di Luciano Moia nell’editoriale odierno: ”Rottamato il matrimonio, avremo un’agile e dinamica società di unioni usa e getta, rapporti più flessibili, disimpegnati, quasi fulminei, facilmente smontabili e ricomponibili – profetizza Moia – più nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilità, sacrificio, impegno, dedizione, rinuncia. Tutti assolutamente inadeguati per fotografare il nuovo panorama di rapporti rigorosamente al presente, senza passato e senza futuro”. Il settimanale bolla il divorzio breve come “traguardo d’inciviltà”, contrario al dovere di chi (governo) dovrebbe sostenere l’impegno e la tutela della famiglia. Sulla stessa lunghezza d’onda “Famiglia cristiana”: ritiene inaccettabile il taglio del tempo (termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale, e a 6 per quella consensuale) utile alla riflessione, che in diversi casi ha portato la coppia in crisi a tornare sui suoi passi. Non condivisa la misura da tutti i laici, per il Presidente della Commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello con il divorzio breve il Parlamento ha delegittimato il matrimonio tra i due sessi opposti, banalizzato, “quasi rendendolo ridicolo”.
