Parola fine sul processo Eternit. La Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny; vengono meno così anche i risarcimenti per le vittime. La suprema Corte è intervenuta al termine del primo grado del processo.Comprensibile la reazione dei familiari delle vittime presenti in aula alla lettura della sentenza: “Vergogna, vergogna” hanno iniziato a urlare; l’avvocato generale dell’Inail ha commentato che “l’ ente perde 280 milioni di euro, ovvero il costo delle prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dell’amianto, poiché òa Cassazione ha demolito in radice dalle fondamenta questo p rocesso”.
Durante la sua requisitoria il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto proprio questo verdetto perchè ha argomentato che “è stato un errore contestare il reato di disastro perché, a suo parere, questo tipo di accusa non è sostenuto dal diritto”. e ha sostenuto che “la prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte”. E’ stata, di conseguenza, annullata la condanna compresa a 18 anni di carcere per l’unico imputato, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny.
“Sono dispiaciuta e amareggiata, ma preferisco aspettare prima di aggiungere altro”- ha commentato Concetta Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato, uno dei centri più colpiti dalla tragedia della Eternit – “Giovedì mattina riunirò la giunta comunale per decidere che cosa fare”.
I familiari hanno assistito attoniti alla lettura della sentenza, che ha cancellato con un colpo di spugna, le loro speranze di ottenere giustizia per le morti e le seofferenze dei propri cari e hanno dato luogo ad una vibrante protesta. Secondo le indagini condotte dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, i massimi vertici di Eternit erano a conoscenza, almeno dagli anni ‘70, che l’inalazione di polveri d’amianto provocava malattie letali ma, secondo l’accusa, avrebbero scelto con consapevolezza di proseguire nelle lavorazioni nocive.