Aveva otto anni quando è scomparso da una panchina di Marcianise, Pasqualino Porfidia. Sarebbe così, come lo si vede nella foto, se fosse vivo, e avrebbe 32 anni. Ma forse l’illusione di rivederlo sfuma. Ispezionando dei cunicoli della zona, mai esplorati prima, i carabinieri hanno trovato frammenti di ossa e di abiti che potrebbero segnare una svolta nel caso del bambino casertano scomparso 24 anni fa.
Proprio come in questo periodo, a Marcianise il 7 maggio 1990, un lunedì, c’erano le elezioni e le scuole erano chiuse. Nel gruppo di bambini che giocavano a pallone per la strada nel quartiere San Giuliano c’era anche Pasqualino. Nessuno l’ha più visto dopo quel giorno. Ma all’inizio del mese di maggio il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su istanza del pm Alessandro Di Vico, ha riaperto l’indagine. Brandelli di vestiti e frammenti ossei: l’ispezione è stata stabilita con un decreto dal capo della Procura, Corrado Lembo. Gli investigatori sono cauti, non si può ancora parlare di ritrovamento e di soluzione del giallo.
Il confronto del Dna darà la conferma che quei resti trovati tra via Tevere e via Arno in una rete di cunicoli e pozzi che collegano corsi d’acqua appartengono al bambino. Oppure si dovrà ricominciare daccapo, con una ricerca sulla quale soprattutto i genitori di Pasqualino non hanno mai messo la parola fine.
È stata la lettera di un suicida a far riaprire il caso. E a mettere in luce tutta una serie di anomalie verificatesi dopo la scomparsa del bambino. Le ricerche non scattarono immediatamente dopo la denuncia della madre. I compagni di gioco furono ascoltati dagli investigatori più tardi: l’ultima volta che avevano visto l’amichetto era stato alle 11.30, seduto su quella panchina poi rimasta vuota.
E proprio nella zona tra via Tevere e via Arno, sotto le quali ora sono riapparsi i resti. In seguito una donna in confessione avrebbe riferito al parroco, don Carlo, che Pasqualino sarebbe stato visto salire a bordo di una macchina guidata da un uomo. La madre del bimbo scomparso, Rosa Lasco, era certa che il prete ne sapesse di più ma il sacerdote ha sempre negato. Nel 2000 un cugino di Pasqualino ha raccontato che nei pressi di una sala giochi che frequentavano si faceva vedere spesso un uomo sui trent’anni che offriva ai bambini riviste pornografiche o, secondo alcuni, banconote da mille lire. Due macchine sospette sarebbero state notate vicino casa di Pasqualino nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa. Si tratterebbe di una Lancia Beta bianca e un Alfa Sud grigiometallizzato. I giornali furono effettivamente trovati vicino alla stazione di Marcianise, dove i minorenni erano soliti incontrarsi.
Poi una nuova terribile verità nel 2012: un trentenne si toglie la vita a Milano lasciando una lettera disperata. Aveva subito abusi sessuali da una persona che andava a prenderlo a scuola per portarlo in un campo vicino e questo avveniva proprio nel paese di Pasqualino, Marcianise. Troppe coincidenze per non far riaprire l’inchiesta su istanza dei genitori, il 7 marzo scorso.
L’uomo accusato nella lettera dal suicida non è stato ancora sentito dai magistrati, ma a “Chi l’ha visto”, che da lungo tempo segue il caso, ha dichiarato di non aver abusato di quel ragazzo e di non aver mai conosciuto Pasqualino. Da qui le ricerche con il georadar, che hanno permesso di individuare i cunicoli sconosciuti, nei quali nessuno prima d’ora era andato a guardare. Sebbene ispezioni vi fossero state, non solo lungo i binari della ferrovia, ma anche nei pozzi vicino alla casa dei Porfidia e nelle fognature dirette al mare.
Il giallo ha ancora oscuri contorni, a distanza di tanti anni. «Ci sono molte domande a cui non è stata data risposta — dichiara il legale della famiglia Porfidia, Salvatore Gionti — come la presenza dei piccoli tunnel che partono proprio da San Giuliano, dove Pasqualino abitava con i suoi, e che nessuno prima ha ritenuto di dover esplorare. E’ anche necessario risentire i compagni di scuola del bambino: oggi sono adulti, potrebbero avere una diversa sensibilità e aver maturato un maggiore senso di responsabilità rispetto a questa vicenda. Inoltre va chiarito — conclude l’avvocato — il ruolo di alcune persone che abitavano nelle vicinanze della famiglia Porfidia: anche su questo abbiamo soltanto una vaga idea». Sono scattate quindi le ricerche approfondite, con l’uso della tecnologia avanzata, da parte dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e dei vigili del fuoco. Cortili, cantine e pozzi in via Arno. tra i quali quelli
dell’abitazione di uno degli amici di Pasqualino. “Chi l’ha visto?” ha avuto notizia anche del danneggiamento di un oggetto appartenente a un uomo avvenuto pochi giorni prima della scomparsa del bimbo. Nuovi tasselli di una vicenda il cui esito sembrava scontato fino a ieri.
fonte: La Repubblica