Si dice che si muore una volta sola; Pasquale Andreacchi, invece, è morto tutte le volte che l’amministrazione comunale del suo Paese di origine, Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia, ha opposto cavilli burocratici alla richiesta di intitolare una via alla memoria di un ragazzo innocente, picchiato, torturato selvaggiamente, ucciso con un colpo secco di pistola in fronte e dato in pasto agli animali selvatici; il risultato è stato che la richiesta non è andata in porto.
Sono queste le riflessioni che sorgono spontaneamente in occasione di quello che sarebbe stato il 24esimo compleanno del ragazzo, che nell’ottobre del 2009 scomparve nel nulla dopo essere uscito normalmente da casa, Da quel momento iniziarono due mesi di angoscia per la famiglia, la quale fece di tutto per ritrovare Pasquale; il 27 dicembre successivo del ragazzo furono ritrovate le ossa, sparpagliate nel fango e nell’erba bagnata. Qualche giorno prima, era stato trovato sul fondo di un cassonetto dell’immondizia, un femore lunghissimo spezzato in due ed un teschio con un foro al centro della fronte, il segno di un colpo da arma da fuoco.
Ancora non si sa chi ha spezzato la vita di un ragazzo tranquillo, abile cavallerizzo chiamato “il gigante buono” dai suoi cari. e non si può dire che i suoi concittadini si siano contraddistinti per azioni e sentimenti di vicinanza nei confronti della famiglia del povero ragazzo lasciata sola nella propria tragedia. Solo due anni fa alcune associazioni lanciarono una raccolta di firme volta ad intitolare una via, una piazza o un luogo qualsiasi di Serra San Bruno alla memoria di Pasquale, la quale ebbe successo con 600 sottoscrizioni in pochi giorni.
La proposta però non accense gli entusiasmi dell’amministrazione comunale, la quale oppose mille cavilli burocratici, rinvii con il risultato che non si arrivò a nulla; chi amministrava (e continua ad amministrare) la cosa pubblica a Serra San Bruno non aveva alcuna intenzione di onorare la memoria di un ragazzo ucciso in modo barbaro, senza por mente al fatto ai metodi inumani con i quali furono fatti ritrovare i suoi resti alla famiglia, alla quale non è restato altro che chiudersi nel proprio dolore per rimpiangere il proprio congiunto circondati dall’indifferenza dei propri concittadini e la poca voglia di ricordare la vicenda da parte delle autorità amministrative locali, le quali con la loro omertà hanno il gioco di chi vuole rimarcare il proprio potere sul territorio seminando terrore.