ROMA – I rimborsi elettorali arriveranno presto: un voluminoso assegno da 91 milioni di euro di soldi pubblici che i partiti si spartiranno voracemente, Movimento 5 Stelle a parte. Oltre a quello che è un finanziamento pubblico neppure tanto mascherato, la legge prevede anche il contributo privato, il cui ammontare va documentato e depositato presso il Parlamento: le donazioni oltre i 5.000 euro devono essere dichiarate.
Il 27 aprile è scaduto il termine per presentare il rendiconto delle spese: Scelta Civica, PD e PDL ancora non hanno portato le carte, puntuale, invece, la Lega. Le spese saranno convalidate da un comitato della Corte dei Conti e poi rese pubbliche, nel frattempo però i partiti hanno già chiesto il rimborso. Il faldone con le donazioni è già stato recapitato all’ufficio di competenza.
Quasi tutti i deputati e i senatori versano una quota al partito, spesso detratta dall’indennità: 9.600 quelli del PDL, circa 18.000 quelli del PD. La somma procura un benefici per l’Irpef con sconti fino al 19%.
Dai privati il Popolo delle Libertà ha ricevuto quasi 14 milioni, il Partito Democratico poco più di 11 milioni, la Lega Nord 4,6, Scelta Civica 2 mentre Rivoluzione Civile la metà. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto intorno ai 700 mila euro da piccoli donazioni e ne ha speso circa 400 mila.
A sorpresa, Silvio Berlusconi non ha sganciato un euro per il partito. Nonostante gran parte degli ex An siano finiti o a Futuro e Libertà oppure a Fratelli d’Italia, il PDL ha potuto contare su un contributo di 5,6 milioni di euro dalla liquidazione di Alleanza Nazionale. Un paio arrivano da Forza Italia. I bonifici degli eletti vanno dai 9.600 a 15.000, con gli alti papaveri molto attivi: 57.400 euro da Paolo Bonaiuti, il braccio destro del Cavaliere quando si parla di comunicazione, e 35.000 dall’ex ministro alla Cultura Sandro Bondi. L’onorevole parlamentare Niccolò Ghedini ha messo 35.000 mila di tasca lui, proprio come quel Marco Milanese che ha inguaiato Tremonti con l’appartamento e le sue frequentazioni, che gli sono costate la candidatura. L’ascesa politica del presidente di Federalberghi Bernabò Bocca è costata 25.000 euro.
Il PD, oltre che l’obolo dai suoi parlamentari, ha ricevuto un prezioso aiuto (100.000 euro) da Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, e dalla bolognese Seci Energia. Hanno dato una mano anche i non eletti come Liva Turco, Paola Concia, Vincenzo Mita e Marco Follini. L’Ingegneria Biomedica Santa Lucia ha donato 43 mila euro, la ditta piacentina Antas 30.000. A Cesena le cooperative Conscoop e Gesco Consorzio si limitano a 5.000, la Concordia Soc.Coop. si spinge fino a 15.000, mentre la Cittadella Spa di Pontedera arriva a 25.000 euro.
Un dato evidenzia l’importanza dell’area degli ex DS che fa capo a D’Alema. Un suo fedelissimo, il conterraneo Nicola Latorre ha ricevuto donazioni per 225.000 euro, di cui 30.000 prevenienti dalla Isvafim, la società multiservizi di Alfredo Romeo, dalla Colonna Prima di Roma, da Italia Costruzioni e da Sorgente Group.
Scelta Civica è stata spesso dileggiata in quanto espressione esclusivamente dell’alta società e i finanziamenti sembrano dimostrarlo. Con pochi parlamentari uscenti, il partito di Mario Monti ha raccolto oltre 2 milioni di euro, grazie soprattutto ai generosi 710.000 euro versati da Carla Anna Ilaria Borletti dell’Acqua, moglie di Buitoni, che si auspicava almeno un posto da ministro per il Professore. Alberto Bombassei, gruppo Brembo ed eterno secondo nella corsa alla carica più alta di Confindustria, ha donato 50.00 euro, la metà come il supertecnico e supercommissario Enrico Bondi.
La famiglia Merloni ha partecipato con 150.000 euro alla rielezione dell’erede Maria Paola, mentre il capogruppo Lorenzo Dellai ha dato 72.000 in due rate. Piuttosto parsimonioso Luca Cordero di Montezemolo, che forse aveva fiutato il flop elettorale, visto che la sua Italia Futura non è andata oltre i 100.000 euro. Assegni più magri portano la firma di Nuova Casa di Decimonannu (20.000), degli Odontonetwork (10.000) e della Paolonia Immobiliare (10.000). Lo scrittore Edoardo Nesi ha invece donato 17.000 euro.
Rivoluzione Civile, oggi sciolta e rinata sotto il nome di Azione Civile, si è sostenuta grazie ai fondi dell’Italia dei Valori: un milione per la campagna nazionale, 50.000 per le regionali nel Lazio, 50.000 per il comitato promotore del referendum sul lavoro, 40.000 a Giovanni Favia, consigliere comunale ex M5S e 20.000 ad Ambrosoli che ha corso come sfidante di Roberto Maroni in Lombardia.
Grande defezione anche nella Lega: dopo essere stato messo da parte, Umberto Bossi non ha donato neanche un centesimo. Puntuali gli altri big, in particolare il segretario (29.000) e Roberto Calderoli (71.000). 15.000 euro sono arrivati dalla Cabotermo spa, che gestisce gli impianti di riscaldamento del Pirellone.
L’UDC ha potuto contare come al solito sui capitali di Caltagirone, suocero di Casini, e poi suoi 200.000 euro dal distributore Sidam srl e metà dal costruttore Donati.
Gianpiero Samorì, carneade della galassia berlusconiana, ha pagato caro il suo 0,2% del suo Moderati Italiani in Rivoluzione: 500.000 euro sono arrivati dalla Modena Capitalia, l’azienda a capo del suo gruppo. Lo scrittore Alfonso Luigi Marra ha invece contribuito con 140.000 euro per il suo Partito di Azione per lo Sviluppo. Sempre potente Gianfranco Micciché, costantemente impegnato nel suo personale tira e molla con Berlusconi, che in Sicilia ha raccolto, e bene, dall’Immobiliare Malu (110.000 euro), Kemenko (30.000), Autostrade di Palermo, Geocart e Sud’altro (20.000).
C’è spazio per qualche chicca. La Caronte&Tourist di Messina, che gestisce i traghetti, ha anticipato le grandi intese donando 50.000 euro al PD e 40.000 a Grande Sud di Micciché. L’Italiana Costruzioni di Roma ha finanziato sia Latorre sia l’Udc capitolino.
Il finanziamento pubblico è perfettamente legale, ma di sicuro delle larghe donazioni possono sia indirizzare i provvedimenti dei partiti sia creare qualche imbarazzo, come successo al PD a causa dell’assegno dei fratelli Riva, gestori dell’Ilva.
Fonte: Il Fatto Quotidiano