Debora vorrebbe essere considerata una professionista, ovvero una assistente sessuale per persone disabili. Sarebbe la prima nel nostro Paese il quale non riconosce affatto questo genere di professione. Lei è romana, ha 31 anni, sa che non sarà una battaglia facile quella che ha deciso di affrontare, ma per Debora ne val la pena per non restare a metà tra assistente e prostituta. Debora si espone con coraggio e racconta la sua esperienza di lovegiver, condizione che secondo la donna è ben distinta da quella di prostituta. Debora racconta la sua storia cominciata quando conobbe la vicenda del fisico nucleare Fulvio Frisone e di sua madre Lucia che, compresa l’impossibilità di esprimersi sessualmente per suo figlio, affetto da tetraparesi spastica, ingaggiò delle prostitute che frequentavano la sua casa e alleviavano quella che per Fulvio era una terribile sofferenza. Debora in quel periodo si occupava di assistenza agli anziani e capì di poter aiutare questo genere di persone. “Era un lavoro cercato e voluto, mi piaceva sapere di essere di stimolo per le loro menti abbandonate a uno stato vegetativo da parenti iperindaffarati o badanti con difficoltà di linguaggio. Fu in quel periodo che si sviluppò in me la dote che oggi mi porta a sostenere di poter interagire sessualmente con una persona disabile, allo scopo di aiutarla a sentirsi bene nel proprio corpo: l’empatia“, queste la parole di Debora durante una intervista a Il Resto del Carlino. Debora successivamente incontrò un ragazzo disabile affetto da tetraparesi, come Frisone. Con lui ebbe la prima esperienza da lovegiver, esperienza che le confermò di saper assistere sessualmente una persona disabile, ma poi passarono due anni prima di conoscere altri “pazienti”, nel frattempo lavorò come modella di nudo per fotoamatori. Conobbe altri due ragazzi disabili con i queli ebbe buone esperienze.
Per Debora “una lovegiver è qualcuno di completamente a posto col proprio corpo e con la propria sessualità, dotato di grande empatia, che può aiutare a risolvere problematiche legate alla sessualità senza alimentarle ai fini di preservare una clientela. Tutto questo si raggiunge in parte con una naturale inclinazione, in parte attraverso una formazione adeguata con psicologi e sessuologi. È inutile confrontare assistenza e prostituzione; appena si approfondisce la questione, si capisce quanto siano diversi questi due approcci alla sessualità”.