Secondo Giuliacci il noto meteorologo, nella Corrente del Golfo la portata d’acqua calda è diminuita del 20%, proprio come catastroficamente predetto dal celebre film “The day afte tomorrow” dove però il raffreddamento, dovuto allo scioglimento della Calotta Artica e al successivo “annacquamento” delle acque nella corrente, portava ad una nuova glaciazione, è forse questo che dobbiamo aspettarci?
Uwe Send dello Scripps Institution of Oceanography della California, assieme ad alcuni colleghi, ha analizzato i dati raccolti tra il gennaio 2000 e il giugno 2009 da alcune boe oceaniche facenti parte del programma MOVE (Meridional Overturning Variability Experiment) e ha così ottenuto la conferma che nell’ultimo periodo la portata della Corrente del Golfo (cioè la quantità di acqua calda trascinata) si è ridotta di circa il 20%: si tratta della prima prova scientifica di un effettivo rallentamento della Corrente del Golfo.
Nella realtà attuale però la colpa non viene data allo scioglimento della Calotta Artica, quanto piuttosto da una “naturale variabilità” e, secondo quanto riportato anche da Giuliacci, “è molto probabile che nel corso di pochi anni la Corrente del Golfo torni alla precedente portata”. Insomma gli stessi studiosi si mostrano scettici su un imminente raffreddamento del clima europeo causato dal rallentamento della Corrente del Golfo, escludendo dunque eventi catastrofici come furono mostrati nel famoso film.
Ma di “rallentamenti” della Corrente del Golfo si parla oramai da molto tempo, non è certo un fenomeno che si mostra solo oggi. Del riscaldamento globale si parla da oltre 40 anni, e nel frattempo siamo diventati compiacenti. I nostri scienziati concordano sul fatto che il riscaldamento globale sarà causa di enormi cambiamenti e problemi nel mondo, ma secondo i loro ragionamenti ci vorranno cinquanta o cento anni prima di doverci occupare dei suoi effetti. La loro idea è che, in generale, il riscaldamento globale sarà lento ed il mondo troverà il tempo per scoprire la soluzione ai problemi.
Uno dei primi dubbi sulla veridicità di quello che ci veniva detto fu sollevato dalla rivista Discovery nel Settembre 2002, il cui titolo di copertina annunciava: “La sorpresa del riscaldamento globale, una nuova era glaciale”, mentre il sottotitolo aggiungeva che “Gli oceanografi hanno scoperto un grande fiume d’acqua dolce nell’Atlantico, formato dallo scioglimento dei ghiacci polari. Avvertono che questo potrebbe presto seppellire la Corrente del Golfo, facendo sprofondare il Nord America e l’Europa in inverni polari“.
Se ne torna a parlare nel Gennaio 2004 quando Sir David King, capo dei consulenti scientifici dell’allora primo ministro inglese Tony Blair, pubblicò un’articolo nella rivista americana Science in cui fra le altre cose scriveva ” Dal mio punto di vista i cambiamenti climatici sono il problema più grave che dobbiamo affrontare oggi, più grave della stessa minaccia del terrorismo” articolo che gli costò una diffida a parlare in pubblico di tale argomento.
Nello stesso anno poi entrò in gioco il Pentagono uno studio speciale fu condotto da uno dei dipartimenti, l’ Office of Net Assessment (Ufficio Valutazioni Nette), diretto da Andrew W. Marshall, che ha la responsabilità di identificare i rischi a lungo termine degli USA. Marshall pubblicò le sue informazioni e preoccupazioni sulla rivista Fortune, il 9 febbraio 2004.
Nel suo articolo, spiega come le calotte polari che si stanno sciogliendo a nord e a sud, nonché i ghiacciai di tutto il mondo, sono composti di acqua dolce, e questa è la causa dell’imminente disastro climatico globale secondo lo studioso: “Ora che le calotte polari si stanno sciogliendo, l’acqua dolce si sta riversando nell’Oceano Atlantico, la densità salina sta diminuendo, e la Corrente del Golfo non va più molto a fondo – il che risulta in un rallentamento di questa corrente. La Corrente del Golfo ha rallentato notevolmente il suo corso negli ultimi dieci anni. Con il rallentamento della Corrente del Golfo, il calore non raggiunge più la regione nord atlantica, e i modelli climatici incominceranno a mutare, poiché la loro stabilità dipende da quel calore.” Nel corso dell’amministrazione Bush, quando vi sono stati dibattiti sullo scioglimento dei ghiacci ai poli nord e sud, questo governo e le grandi corporazioni hanno sostenuto concordemente che gli scienziati di tutto il mondo sono in errore quando concludono che vi è un gran pericolo, e hanno indotto il pubblico di mezzo mondo a credere che non esista alcun problema.
Analiziamo i fatti:
alcuni anni fa anche Greenpeace annunciò il ritrarsi della Calotta polare perenne del Polo Nord, arretrata di circa 450 km, dal 1970 al 2003 il 40% del Polo Nord si è disciolto in soli 33 anni ed oggi lo scioglimento è ancora più veloce e procede ad un ritmo sempre più rapido.
Il Polo Sud non è da meno, ricordiamo tutti quando la placca denominata “Larsen A” si è distaccata dalla calotta del Polo Sud, con grandissimo stupore di molti scienziati, era il 1995. All’epoca il personale scientifico che conduceva gli studi su quest’evento affermò che non si trattava di qualcosa di veramente rilevante, poiché questo lembo di ghiaccio era stato parte del Polo Sud soltanto negli ultimi 10.000 anni. Quegli stessi scienziati aggiunsero che invece la placca “Larsen B“, che si trovava dietro ‘Larsen A’, non si sarebbe mai sciolta, in quanto era rimasta lì per molte ere glaciali. E tuttavia nel 2002 ‘Larsen B’ si è staccata e ha preso il largo. Sempre loro affermarono che ci sarebbero voluti sei mesi per sciogliere quell’immensa massa di ghiaccio, ma ancora una volta erano in errore e bastarono 35 giorni, e – cosa più importante – il livello degli oceani in tutto il mondo aumentò di circa 3 cm. Ora che la placca ‘Larsen B’ non c’è più, resta esposta un’enorme massa di ghiaccio detta “Placca di Ross“, e l’unica cosa che la tratteneva dallo scivolare nell’oceano era proprio ‘Larsen B’. Se anche lei scivolerà nell’oceano, si prevede che il livello degli oceani di tutto il mondo crescerà dai 5 ai 7 metri e questo sarebbe a dir poco catastrofico.
Si può dunque affermare che è dal 2004 che si parla di “rallentamento” della Corrente del Golfo, ed è proprio questo l’anno in cui sono cominciati una serie di profondi cambiamenti vediamo i più conosciuti:
ANNO 2004
Nel Marzo 2004 il mondo ha visto un grande uragano abbattersi sulla costa del Brasile. In tutta la storia, a memoria d’uomo, non era mai accaduto prima che un uragano si abbattesse sul Sud America continentale. Nel Maggio 2004 gli USA hanno polverizzato ogni record di tornado in un solo mese: se ne contarono 562. Di questi, alcuni a Seattle – dove non se n’erano mai visti prima. L’inverno 2003/04 è stato uno dei più rigidi della storia nel Canada orientale.
Da parecchi anni gli incendi distruggono le foreste di tutto il mondo – l’elenco sarebbe troppo lungo. L’Australia settentrionale sta bruciando, come l’Alaska – cose senza precedenti! Tutto l’ovest degli USA è in prede alle fiamme, che si propagano di regione in regione, e il governo ha annunciato che questa è la peggiore siccità degli ultimi 500 anni. In realtà tutto il mondo è in fiamme. L’Europa – in particolare la Francia – ha avuto nel 2004 un’ondata di caldo che è costata la vita a 15.000 persone nella sola Francia, e 30.000 in tutta Europa; e tutto questo è dovuto semplicemente all’intenso calore generato dal Riscaldamento Globale e dalla Corrente del Golfo. Nel Luglio 2004 l’Argentina è stata travolta dalla peggiore tempesta della sua storia. Il clima in Messico è talmente strano che in alcune zone si sono formati funghi e muffe sui raccolti – mentre in altre aree c’è siccità. Nella misura in cui i cambiamenti climatici inizieranno a succedersi rapidamente e radicalmente, la produzione di cibo diventerà il nostro più grande problema.
Le barriere coralline del mondo stanno morendo a causa del Riscaldamento Globale, e questo costituisce una seria minaccia per la maggior parte delle isole negli oceani, tra cui quelle del Pacifico.
ANNO 2005:
Più catastrofi ma meno decessi nei disastri naturali nel 2005: l’anno scorso – secondo i dati resi noti la scorsa settimana a Ginevra dall’Onu – si è registrato nel mondo un aumento del 18% dei disastri naturali, per un totale di 91mila decessi, contro i circa 250mila del 2004. In netta ascesa, il numero di inondazioni e dei costi globali delle catastrofi.
I dati – raccolti dal Centro di Louvain per la Ricerca sull’Epidemiologia dei Disastri dell’Università Cattolica belga e dal Centro per la Strategia Internazionale per la Riduzione dei Disastro (Un-Isdr) di Ginevra – rivelano che nel 2005 ci sono state 360 catastrofi naturali, contro le 305 del 2004. Un aumento dovuto in primo luogo al rialzo del numero di inondazioni (più 57 % , 107 nel 2004 e 168 nel 2005) – e delle situazioni di siccità (+ 47%, 15 nel 2004 e 22 nel 2005).
ANNO 2006:
Nel 2006 abbiamo fango estremo nelle Filippine a febbraio, ad Aprile mezza Europa sott’acqua, il maltempo non da tregua a Germania ed Ungheria, a novembre l’Arno a Firenze fa paura e ci tiene tutti con il fiato sospeso, l’Uragano Lane (il nono dell’anno) risulta il sesto più grande della stagione 2006 che ha colpito il Messico ed è stato il più violento dal 2002. Sempre nel 2006 i meteorologi sud coreani denunciarono la peggiore tempesta di polvere gialla in quattro anni, non dimentichiamoci del devastante terremoto dell’Indonesia del maggio 2006, ma in quanto a terremoti il 2006 fu un anno molto prolifico, India, Mozambico, Algeria, Iran, Cina, Taiwan sono solo alcune delle località colpite da terremoti violenti nell’anno 2006.
ANNO 2007:
Nel 2007 oltre al famoso terremoto di Sumatra, abbiamo Perù, Cina, Camerun, Cile, Brasile, Nuova Zelanda, Tagikistan, Cile, Isole Salomone, Giappone, e di nuovo Indonesia. Nel 2007 si sono contate 950 catastrofi naturali: è la cifra più alta dal 1974, anno in cui la società tedesca, La Munich Re, ha cominciato ad analizzare il fenomeno. Dicono alla Munich: i dati dimostrano “che il cambiamento climatico è già effettivo e che questi fenomeni saranno sempre più frequenti in futuro.”.
Tra i danni maggiori del 2007: la tempesta Kyrill in gennaio ( perdite per 6,7 miliardi D euro ), le alluvioni D luglio in GB ( 2,7 miliardi ), gli incendi californiani D ottobre ( 1,3 miliardi ) e l’uragano Dean ( 670 milioni ). Sempre nel 2007 la Croce Rossa ci informava con queste parole: ” Le cifre confermano la tendenza di questi ultimi anni”, sottolinea Markku Niskala, segretario generale della Croce Rossa. La stessa Federazione aveva già censito 427 catastrofi naturali nel 2006. Il rialzo ha raggiunto quasi il 70% rispetto al 2005. Durante l’ultimo decennio, dal 1997 al 2006, il numero di catastrofi è aumentato del 60%. Rispetto al decennio che va dal 1987 al 1996, si è passati da 4.241 a 6.806 disastri. Il numero di morti è raddoppiato, passando dai 600.000 a 1,2 milioni.“Questi rialzi si spiegano in parte con un miglior conteggio delle catastrofi minori, ma tengono conto anche dell’incremento del numero di disastri maggiori”
ANNO 2008:
Nel 2008 il rapporto del Cred (Centre for Research on the Epidemiology of Disasters) parla di più di 250 mila persone uccise da alluvioni, terremoti e altri disastri. Il 2008 è l’anno dell’uragano Ike e del terremoto del Sichuan in Cina, oltre a loro ci sono anche il freddo record sempre in Cina, l’uragano Gustav, Caraibi, le inondazioni di giugno negli Stati Uniti, il ciclone Nargis in Birmania, uno svariato numero di Tornado negli Stati Uniti e la Tempesta invernale Emma abbattutasi nell’Europa a marzo; La Stampa mise online una cartina la trovate qui.
Ci sono anche stati l’uragano Hanna e la tempesta tropicale Fray, e per finire a dicembre in Italia la terra inizia a tremare per fortuna senza vittime in questo caso.
ANNO 2009:
Nel 2009, l’Abruzzo trema causano 179 morti e 1500 feriti oltre a circa 17 mila sfollati. Poi si registrano terremoti in Indonesia, Grecia, Costa Rica, Afghanistan, Perù, Messico, Honduras, Cina, Giappone, Georgia, Bhutan, Isole di Samoa, Sumatra e Tanzania. Inoltre abbiamo il conto fatto da Margareta Wahlstrom, segretario generale dell’ISDR, ben 235 disastri naturali che sono costati ai paesi coinvolti e a quelli donatori circa 81,000 milioni di dollari.
ANNO 2010:
Il 2010 è tristemente famoso per il terremoto di Port-au-Prince ad Haiti, ma ve ne sono stati anche in Indonesia, Cina, Giappone, Cile, Argentina, Turchia, Messico, Rep.Dominicana, Afghanistan, Algeria, Costa Rica, Iran, Nuova Zelanda, Polonia, Serbia e questi sono solo i terremoti più forti. In realtà il 2010 è stato totalmente catastrofico secondo il rapporto della Munich Re secondo cui sono state ben 950 le catastrofi naturali di cui il 90% legate ad eventi climatici estremi, eventi che hanno ucciso circa 295.000 persone ed hanno prodotto danni per 130miliardi di dollari. Inoltre il 2010 è considerato a tutt’oggi l’anno più caldo in assoluto, lo resero noto alla World Meteorological Organization, in occasione della conferenza mondiale sul clima organizzata all’epoca dall’ONU a Cancun. In quest’anno tuttavia il caldo, pur essendo nettamente prevalente, non è stato “spalmato” in modo omogeneo su tutto il globo. Nella maggior parte del Canada e della Groenlandia si sono registrate temperature di addirittura 3 °C sopra la media. Nel Nord Africa e nell’Asia meridionale le temperature sono state superiori alla media di 1-3 °C. Temperature al di sotto della norma si sono invece avute in parti della Siberia occidentale e centrale, del Sudamerica, dell’Australia, dell’Europa occidentale e settentrionale, degli Stati Uniti e della Cina. Alcuni fra gli eventi più significativi dell’anno sono stati le intensissime piogge monsoniche cadute sull’Asia, l’ondata di caldo estivo che ha colpito la Russia europea e non solo, la siccità in Amazzonia e il notevolissimo scioglimento estivo dei ghiacci artici.
ANNO 2011
Un’impressionante serie di terremoti devastanti e di catastrofi causate da eventi meteorologici estremi ha portato il 2011 a essere l’anno record dei disastri naturali, con danni causati che ammontano, a livello mondiale, a circa 380 miliardi di dollari. Queste sono le stime effettuate dalla Munich Re, la compagnia di riassicurazione tedesca che analizza annualmente i dati delle catastrofi naturali. Nel 2011 sono stati registrati oltre il doppio dei danni rispetto al 2010 e il 43% in più rispetto al precedente anno record, che è stato il 2005 con 265 miliardi di dollari. A questo primato hanno contribuito in modo fondamentale due terribili terremoti: quello della Nuova Zelanda del 22 febbraio 2011 (magnitudo 6.3 della scala Richter) e quello del Giappone del 11 marzo (magnitudo 9.0 della scala Richter), mentre i disastri legati agli eventi meteorologici estremi hanno prodotto nel 2011 minori danni rispetto ai cinque anni precedenti, grazie soprattutto a un numero molto ridotto di uragani atlantici . Invece le catastrofi naturali più rilevanti sono state 820, con circa 27 mila vittime, il 90% delle quali causate da eventi meteorologici estremi (frane, alluvioni, inondazioni, tempeste, cicloni tropicali, ecc.) e il restante 10% da eventi geofisici (terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche). Il resto dei danni è dovuto, invece, alle inondazioni in Tailandia (agosto-novembre), alle alluvioni in Pakistan (agosto-settembre), ai tornado negli USA (22-28 aprile 2011) e a tutte le alluvioni che si sono abbattute su tutta l’area del Mediterraneo che hanno coinvolto anche l’Italia, nel periodo 4-9 novembre 2011.
ANNO 2012:
Sono stati circa 450 i disastri naturali registrati nella prima metà del 2012 e hanno provocato 26 miliardi di dollari di danni, cifre che emergono dal rapporto di Munich Re, fermo restando che è un’anno ancora in corso e quindi i dati sono soggetti a variazioni e non vi è ancora considerata la siccità che imperversa in varie parti del mondo attualmente, ne vi sono considerati gli eventi di caldo estremo a cui stiamo assistendo da mesi. Inseriamo in questo “calderone” anche il terremoto che ha scosso e continua a scuotere l’Emilia Romagna e la successiva misteriosa moria di pesci a cui ancora si cerca di dare spiegazioni. La terra continua a tremare anche in altre parti del globo come Indonesia, Filippine, Giappone, Messico, Cile, Sumatra, Bulgaria, Afghanistan, Nuova Zelanda e Isole Vanuatu.
In questa analisi non si prendono in considerazione tutto quanto rientri in “fenomeni climatici” fuori dal normale, come ad esempio le grandinate improvvise che hanno colpito la Slovenia e l’Italia, o come quelle che hanno devastato il Texas il mese scorso; oppure eventi come le alluvioni di Genova, o il Monsone Europeo Daria che si è abbattuto sulle coste Inglesi o l’inarrestabile pioggia caduta pochi giorni fa in Giappone …..e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo.
Tutto questo, tutti questi eventi catastrofici, climatici, geologici, idrici o comunque li si voglia chiamare hanno nulla a che vedere con il costante “rallentamento” della Corrente del Golfo?