Il prete italiano Piero Parolari ha rischiato la vita durante un attentato avvenuto ieri nel nord del Bangladesh. L’Isis ne ha rivendicato la responsabilità. Padre Parolari, missionario del Pime, è sopravvissuto al pericoloso agguato mentre in bicicletta si recava dalla sua parrocchia di Suihari all’ospedale St.Vincent dove lavora che è gestito dalla diocesi. È stato colpito alla testa e al collo da alcuni proiettili sparati da una distanza ravvicinata da tre uomini giunti a bordo di una motocicletta. Le sue condizioni per ora sono stabili e secondo i medici sarebbe fuori pericolo di vita. Dopo aver subito un intervento chirurgico è stato trasferito nel pomeriggio in elicottero a Dacca e ricoverato all’ospedale Bangabandhu Sheikh Mujib Medical University.
“Non ci aveva mai detto di grossi pericoli per lui”, ha detto Francesco Parolari, fratello di padre Piero, continuando “Situazione tesa, certo, ma l’impegno pastorale e umanitario gli ha sempre fatto guadagnare la riconoscenza della popolazione”. Quello di ieri è il secondo attacco contro un italiano in Bangladesh dove di recente è aumentata la violenza di matrice islamica contro blogger, pensatori laici, stranieri e minoranze religiose. Parolari, lecchese di 64 anni, è noto per la sua attività nel campo sanitario, in particolare per quanto riguarda la cura dei malati di tubercolosi.
Dalle cronache locali, emerge che di recente alcuni pastori protestanti a Dacca avevano ricevuto minacce di morte da parte dei fondamentalisti. Ma va ricordato che alla base di queste tensioni ci sono spesso dei motivi economici. In un villaggio tribale nello stesso distretto, lo scorso gennaio, la minoranza cristiana era stata attaccata dai mussulmani a causa di una disputa su dei terreni.
L’Isis ha rivendicato l’attentato a padre Parolari in un comunicato stampa. Insieme all’agguato al missionario ha dichiarato la sua responsabilità anche per il “tentato assassinio del leader del Baha’i Ruhul Amin mentre viaggiava come presidente del centro Baha’i a Zhangbour” e l’esecuzione “del criminale Rahma Ali, decapitato dopo essere stato prelevato e detenuto per qualche giorno”.