Siamo in compagnia di Mattia Floris, chitarre e voce dei Kachupa. La band composta dallo stesso musicista, da Lidiya Koycheva (voce), Davide Borra (fisarmonica, voce), Alberto Santoru (basso elettrico, voce), Corrado “Annibale” Vergano (percussioni), Angelo Dalmasso (piano, tastiere) e Manuel Prota (batteria) è tornata con “Terzo Binario“, cofanetto che contiene sia l’album “Terzo Binario“ (Incipit Records – distr. Egea Music), in cui i Kachupa riassumono anni di musica di strada e di grandi palchi, di tradizione e modernità, in un connubio di sonorità tra la pizzica e la taranta, tra la musica del Mediterraneo e dei Balcani, sia il libro “Se La Tartaruga S’Abbronza“ (a cura di Mauro Borra), che vanta la prefazione di Carlo Petrini e Gianmaria Testa e che ripercorre con leggerezza ed ironia la particolare storia della band e dei tanti artisti incontrati in giro per il mondo. I Kachupa sono inoltre ambasciatori del progetto “Mille Orti in Africa“ di Slow Food. Parte del ricavato dalle vendite del cofanetto “Terzo Binario“ verrà devoluto infatti all’associazione per contribuire alla realizzazione di orti che tutelino la biodiversità e rappresentino un’esperienza comunitaria per generazioni e contesti sociali diversi.
D: Quando e come sono nati i pezzi di “Terzo Binario”?
R: “Terzo Binario” in pratica è un riassunto della storia della band. Nell’album infatti abbiamo inserito alcuni pezzi che non erano ancora stati pubblicati ufficialmente e che in certi casi sono stati riarrangiati o stravolti.
D: Come sono nate invece le collaborazioni con Stefano Cocon che ha partecipato in “Tam Tam” e “Terzo Binario” e con Roy Paci presente in “El Chupitero”?
R: Stefano è un nostro caro amico. Ci segue in concerto e quando ci lanciamo in arrangiamenti più balcanici sul palco diventiamo 8, anziché 7! Roy Paci, invece, lo abbiamo conosciuto per caso in occasione di alcuni concerti, abbiamo parlato con lui, gli è piaciuta la nostra musica, ha ascoltato “El Chupitero”, gli sono piaciute le sonorità del brano e ha deciso così di riversare un po’ del suo sound nel pezzo e noi siamo molto contenti del risultato.
D: In che modo riuscite a trasferire in un cd la vostra musica che nasce e si sviluppa soprattutto nei live? Non vi sentite “limitati” nella registrazione?
R: Beh, l’impatto live nelle registrazioni è difficile da rendere, anche perché non abbiamo il pubblico davanti e spesso dobbiamo fare un bello studio su noi stessi per rendere in condizioni ottimali; dato poi che non facciamo il pop più classico, a volte diventa complicato anche rendere certe cose e dobbiamo cercare escamotage e arrangiamenti diversi. La cosa in realtà ci può spaventare all’inizio, ma poi può diventare una bella sfida e può essere divertente ad esempio anche smanettare con i nuovi programmi che ci sono per il computer e per creare certi suoni.
D: Il vostro nuovo singolo è “Marrakech”. A proposito di tale pezzo avete dichiarato: “Questa canzone nasce nei mercati di Vucciria e Ballarò, ispirata dal vociare confuso e vero della vita all’interno di un mercato; il mercato che mette in circolo le idee quando c’è anche l’umano, quando c’è la parola. In questi luoghi affondano le radici delle nostre relazioni. Evviva il mercato che mantiene le diversità, il mercato della gente: questa è l’integrazione che dobbiamo salvare, questa è la democrazia che nessuno ci deve rubare”. Come si fa a salvare questo tipo di mercato nell’era dei social network?
R: I social network non devono essere visti come una “minaccia”, perché i rapporti viso a viso continuano comunque sempre ad esistere per fortuna. Bisogna però anche salvaguardare la piazza intesa come l’agorà greca dove sono nate la politica, i movimenti sociali, ecc.
Purtroppo la piazza è vista o come intrattenimento o come qualcosa da combattere. Oggigiorno non siamo più abituati a vedere la gente che si aggrega per qualche motivo specifico, anche solo per avere uno scambio di opinioni, e ormai siamo abituati a vedere la politica con le persone in giacca e cravatta sedute in Parlamento; la politica, invece, si fa ad esempio anche uscendo di casa e andando ad acquistare alcune cose piuttosto che altre. E’ questa la politica che non dobbiamo perdere, perché siamo animali politici e credo che per questo siamo diversi dagli altri animali. La politica è un qualcosa che appartiene a tutti e in questo senso dovremmo farne parte.
D: All’interno de “La Tartaruga S’Abbronza”, libro a cura di Mauro Borra presente nel cofanetto del disco, si parla a un certo punto di “bio-musica non nel senso di terapia sull’organismo (com’è intesa oggi dalla musicologia), ma come espressione della vita, come linguaggio che esprime il vissuto, fa vibrare i palpiti della vita di un individuo, di un gruppo o di un popolo”. Volendo andare oltre (o quasi), c’è differenza in come viene recepito questo tipo di messaggio in Italia e all’estero?
R: All’estero c’è più attenzione alle band indipendenti. La gente va di più ad ascoltare gruppi che non ha mai sentito, paga per andare in certi locali e ascoltare musica nuova e forse c’è un amore per la musica live molto diverso. Poi in realtà anche in Italia si lavora bene, ma bisogna cambiare il punto di vista mentale.
D: Ultima domanda: tu sei autore di un brano contenuto in “Terzo Binario” che si intitola “Vertigine” e per scriverlo hai preso spunto in qualche modo da Crowley, scrittore inglese noto per i suoi studi sulla Tradizione, il quale afferma “Ogni Uomo e ogni Donna è una Stella” e tu aggiungi “Quando tutti lo scopriremo il mondo sarà un meraviglioso firmamento”. Chi o cosa ci impedisce di scoprirlo?
R: Secondo me abbiamo troppe sovrastrutture nel nostro vissuto. Quando siamo bambini la meraviglia è il nostro motore e ci stupiamo di tutto. Può sembrare semplicistico da dire, ma questo potrebbe essere un buon metodo di indagine. Bisogna essere consapevoli di essere individui unici, perché questo ci rende stelle immutabili…
Termina qui l’intervista a Mattia Floris dei Kachupa e noi ovviamente lo ringraziamo per la sua disponibilità. Per tutte le altre informazioni sulla band è possibile consultare il sito ufficiale www.kachupa.com.