“Il cinema è come una vecchia puttana, come il circo e il varietà, e sa come dare molte forme di piacere“. Questo, in sintesi, il pensiero a tinte forti del cineasta Federico Fellini, che materializzò -a dispetto della sua personale visione sulla settima arte- veri e propri sogni sul grande schermo. Ne sono testimonianze i suoi “masterpieces”: “Otto e mezzo”, “La dolce vita”, “Amarcord”, pellicole poetiche e pure nella loro infinita semplicità, che hanno cambiato radicalmente il modo di intendere il cinema ed il mestiere del regista nella nostra Nazione.
Esattamente venti anni fa, in questo nefasto 31 ottobre, un ictus portava via a 73 anni uno dei grandi geni del cinema italiano, un fabbricante di sogni, un amante della bella vita (e delle belle donne: sposato con la devota Giulietta Masina, nonostante il profondo legame che li univa, non disdegnò scappatelle con altre attrici, come Sandra Milo). Nonostante fosse uno dei più grandi registi del nostro tempo, un vero e proprio “fenomeno d’ esportazione” (dagli Oscar alla Palma d’ Oro, il filmaker aveva vinto proprio tutto, affermandosi di diritto nell’ Olimpo dei cineasti mondiali), negli ultimi anni della propria vita Fellini non riusciva ad ottenere dei finanziamenti per realizzare nuovi lavori e se ne andò via troppo presto, ricordato con affetto da molti suoi colleghi (Martin Scorsese disse di lui: “Non posso nemmeno cominciare a dire quanto Fellini abbia influenzato il cinema nel mondo”), ma gradualmente dimenticato dalle nuove generazioni, i quali, pur citandolo spesso come esempio di regista dell’ eccesso, spesso e malvolentieri conoscono minimamente o per nulla la filmografia del riminense. Il 2013 pare essere l’ anno giusto per riaccendere il suo ricordo, mostrando ai giovanissimi l’ estro e la verità presenti nel lavoro di un cineasta che faceva dell’ onestà grottesca ed intellettuale il proprio cavallo di battaglia. Nel corso della Biennale di Venezia, un commovente tributo al regista di “I Vitelloni” è stato offerto da Ettore Scola, che è riuscito ad emozionare persino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il docu-film “Che strano chiamarsi Federico”; la Capitale, nel corso dell’ imminente Roma FilmFest proietterà “ Federico degli spiriti -l’ultimo Fellini”, documentario di Antonello Sarno che ricostruisce i giorni dell’ addio al grande regista, dal suo decesso al funerale di Stato tenutosi presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, attraverso le testimonianze di colleghi ed amici; la “sua” Rimini lo ricorda attraverso una mostra di disegni (i fumetti erano l’ altra grande passione di Federico Fellini, che inizò la sua carriera nel mondo dell’ arte e dello spettacolo come vignettista), cento stampe tratte dal “Libro dei Sogni”. La mostra, che si terrà presso il Palazzo del Podestà fino al 6 gennaio 2014, è inserita nell’ ambito del progetto “Fellinianno 2013″, che attraverso proiezioni, convegni e mostre si propone l’ intento di ricordare uno degli uomini che ha dato maggiore lustro all’ Italia nel mondo attraverso la sua personale visione della vita.