La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 della Finanziaria-bis 2011 che sanciva la possibilità per gli enti locali di liberalizzare i servizi pubblici, dai quali la stessa manovra escludeva però l’acqua, cavallo di battaglia della campagna dei referendari contrari alle privatizzazioni. Nel giugno 2011 la liberalizzazione dei servizi pubblici fu sottoposta a due quesiti referendari e vinsero i sì, cioé i favorevoli all’abrogazione della legge allora in vigore. Il motivo centrale per cui la Consulta ha stabilito l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 della Finanziaria-bis 2011 è che viola l’articolo 75 della Costituzione, cioé quello che vieta il ripristino di una normativa abrogata dalla volontà popolare attraverso referendum: la Corte, infatti, rileva che quell’articolo ripropone nella sostanza la vecchia norma che il referendum voleva cancellare e anzi la restringe e la peggiora.
Questa sentenza della Corte Costituzionale è considerata “una grande vittoria” da tutti i movimenti dell’acqua che sostengono sempre con forza che “l’acqua e i servizi pubblici devono essere e rimanere pubblici”. Non mancano le reazioni politiche. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, dice che “vigilerà, fuori e dentro il Parlamento, affinché il responso dei cittadini e la sentenza della Corte costituzionale vengano rispettate”mentre il governatore della Puglia Nichi Vendola ricorda che si tratta di un risultato della Puglia (che ha presentato il ricorso): “La Puglia ha vinto, ma soprattutto, con la Puglia, hanno vinto la democrazia e il popolo del referendum. La nostra perseveranza nella battaglia che abbiamo condotto, giorno dopo giorno, ci ha dato ragione”. Per Legambiente, tra le associazioni che si sono battute a favore dei referendum, “giustizia è stata fatta”.
