SYDNEY – Se ne parla con insistenza da alcuni decenni ma i promettenti risultati conquistati da numerose ricerche sembrano sempre perdersi nel vuoto, o comunque non raggiungere il traguardo sperato a causa di effetti collaterali che emergono poco prima della cosiddetta sperimentazione clinica sui pazienti. Le nuove speranze per il cosiddetto “pillolo”, ovvero il contraccettivo al maschile analogo alla celeberrima e spesso discussa pillola, giungono da uno studio anglo-australiano condotto da ricercatori del Monash Institute of Pharmaceutical Sciences che, in collaborazione con l’Università di Melbourne e l’Università di Leicester, hanno elaborato un cocktail di farmaci in grado di provocare infertilità temporanea, sicura, reversibile e senza effetti collaterali nei maschi di modelli murini (topi) geneticamente modificati utilizzati per la sperimentazione. Il principio del mix di farmaci si basa sulla capacità di bloccare le seguenti proteine, l’α1A-adrenocettore ed il P2X1-purinocettore, le quali vengono così inabilitate a comunicare alla muscolatura liscia specializzata di indirizzare lo sperma verso l’esterno, rendendo di fatto il maschio infertile. “Si tratta di un processo – ha spiegato ai microfoni della BBC il coordinatore della ricerca Sab Ventura – in grado di rendere infertili ma senza colpire la vitalità a lungo termine dello sperma o la salute sessuale o generale dei maschi”. “Le strategie sviluppate in precedenza – spiega lo studioso – si sono concentrate su bersagli ormonali o meccanismi che producono sperma non funzionale incapace di fecondare l’uovo, ma che spesso interferiscono con l’attività sessuale maschile e causano effetti irreversibili a lungo termine sulla fertilità. La nostra tecnica offre vantaggi perché non è ormonale quindi gli uomini non avranno paura di ricorrervi, è facilmente reversibile e dunque i giovani potranno utilizzarla e continuare ad avere uno sperma efficace, senza effetti sulla prole futura”. I risultati preliminari sono estremamente promettenti ma gli studiosi spiegano che potrebbero volerci 10 anni prima di vedere in commercio il “pillolo” basato su questa tecnica, innanzitutto perché deve essere ancora trovata una sostanza in grado di bloccare il P2X1-purinocettore come avviene con l’α1A-adrenocettore. La ricerca australiana segue quella dell’Università di Baylor e del Dana-Farber Cancer Institute sul JQ1, un farmaco in grado di bloccare la spermatogenesi – in modo reversibile – anch’esso sperimentato solo sui topi ed in attesa della sperimentazione clinica. I dettagli sull’innovativa tecnica contraccettiva sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
