USA – E’ scientificamente dimostrato che impegnarsi quotidianamente in attività quali leggere libri o scrivere testi sia un “toccasana” per il nostro cervello, tanto che tra i principali consigli per prevenire le varie sindromi da Demenza senile (morbo di Alzheimer su tutte) quello della lettura è tra i più pubblicizzati in assoluto. Un nuovo studio condotto da ricercatori statunitensi, coordinato dal professor Robert S. Wilson del Rush University Medical Center di Chicago, non solo conferma le precedenti ricerche ma traccia anche in termini quantitativi i benefici apportati al nostro cervello da queste attività. “Il nostro studio – spiega lo studioso ai margini di una conferenza – suggerisce che esercitare il proprio cervello prendendo parte ad attività di questo tipo per tutta la vita, dall’infanzia alla vecchiaia, è estremamente importante per la salute cerebrale in età avanzata”. Il team di ricerca di Wilson ha seguito circa 300 anziani in media per sei anni, prima che sopraggiungesse la morte all’età media di 89 anni. A queste persone sono stati sottoposti test sulla memoria, quiz per valutare lo stato del pensiero e tutta una serie di domande relative al quantitativo di attività stimolanti per la mente che hanno sostenuto durante l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta e quella al momento di redigere i questionari. Alla morte il loro cervello è stato esaminato in laboratorio, verificando l’intensità dei segni tipicamente legati alla Demenza senile, quali placche amiloidi, lesioni e grovigli neurofibrillari. La ricerca ha dimostrato che le persone dedite alle attività mentalmente stimolanti non solo possedevano un tasso di declino mnemonico decisamente più basso rispetto alle altre, ma che il tasso di declino cerebrale di chi le svolgeva frequentemente era del 32% inferiore rispetto a chi aveva avuto un impegno medio. I pazienti che durante la loro vita avevano “allenato” il proprio cervello in maniera infrequente, inoltre, avevano un tasso di declino cerebrale più veloce del 48% rispetto a chi lo faceva mediamente. “In base a questi risultati – ha concluso Wilson – non dobbiamo assolutamente sottovalutare l’importanza quotidiana di tali attività per i nostri figli, per i nostri genitori, nonni e noi stessi”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neurology dell’American Academy of Neurology.
