CALTANISSETTA – Sarebbero andati a pranzo mentre la figlia lottava tra la vita e la morte. Sono queste le sconcertanti accuse che il padre della piccola Gloria, Tony Ascia, lancia ai medici del Policlinico di Tor Vergata di Roma. “Me l’hanno rubata, voglio la verità, sapere perché mia figlia e’ morta. Non voglio vendetta, ma giustizia”, afferma l’uomo. Il decesso è avvenuto mercoledì scorso ed è tuttora oggetto di un’inchiesta aperta dal Ministero della Salute, che ha attivato i servizi ispettivi per fare luce su quanto successo nella sala operatoria. Anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, affidato al pm Pantaleo Polifemo. “Quello che è successo è di una gravità inaudita. Mia figlia è morta per l’applicazione di un catetere venoso. I rischi sul trapianto c’erano e ne ero consapevole, ma non si può morire per un catetere. Questa era la fase preparatoria per il trapianto” ha affermato Ascia. La bimba era in attesa di un trapianto di midollo osseo. Il midollo doveva essere donato dal figlio più grande di Ascia, Riccardo, di tre anni. “Gloria è uscita dalla sala operatoria dopo quattro ore per un intervento che sarebbe dovuto durare un quarto d’ora. Era sotto anestesia. Nel frattempo i medici sono andati a pranzo e solo dopo, quando mia moglie ha chiesto il loro aiuto perché la bimba non si svegliava, si sono resi conto che aveva un’emorragia interna. Nessuno però è riuscito a salvarle la vita. La mia bambina stava bene, il suo quadro clinico era ottimo. I medici mi hanno solo detto che si e’ verificato un inconveniente tecnico. Ma questo può succedere ad un motore, ad una macchina. Non a una bambina” conclude Ascia. Gli inquirenti dovranno dunque far luce sul caso, indagando soprattutto sulla veridicità delle affermazioni del padre, in particolare per quanto riguarda l’uscita dei medici per il pranzo e la durata eccessiva delle operazioni di applicazione del catetere.
