Le ricerche di prove dirette o indirette sull’esistenza di forme di vita al di fuori del nostro pianeta, come quella attualmente condotta dal Mars Science Laboratory (Curiosity) su Marte, sono indubbiamente ricchissime di fascino ed aspettative, ma una partita difficilissima ed entusiasmante la “giochiamo” anche in casa. Secondo un nutrito pool di esperti provenienti da oltre 30 paesi, che ha analizzato i dati statistici maturati in decenni di studi sul campo, si stima che nei nostri oceani possano vivere un milione di specie distinte (probabilmente non di più, sottolineano i ricercatori), delle quali soltanto 226 mila sono state tassonomicamente descritte ed altre 65 mila, campionate, sono in attesa di essere formalmente riconosciute. Di tutte le altre specie rimanenti, un’enormità, è verosimile che oltre il 30% non verrà mai scoperto dagli scienziati e moltissime fra loro si estingueranno prima di poter essere studiate. “Per la prima volta siamo in grado di fornire una panoramica molto dettagliata sulla ricchezza di specie marine divisa fra tutti i gruppi principali. Questo studio rappresenta lo stato dell’arte di ciò che sappiamo – e forse non sappiamo – sulla vita nel mare”, ha indicato ai margini di una conferenza Ward Appeltans, ricercatore della Commissione Oceanografica Intergovernativa (COI) dell’UNESCO. Secondo gli studiosi la maggior parte delle specie marine sconosciute verrà scoperta in questo secolo ed in prevalenza si tratterà di invertebrati, soprattutto piccoli crostacei, vermi, molluschi, spugne ed alcuni celenterati (meduse). L’imponente ricerca ha portato alla realizzazione di un ricchissimo database open access ( http://www.marinespecies.org/) che viene costantemente aggiornato, un’opera di grande rilievo scientifico curata da 270 biologi in rappresentanza di 146 istituti di ben 32 paesi distinti. “Costruire questo database è stato molto più complesso del previsto – ha indicato il ricercatore Mark Costello dell’Università neozelandese di Auckland, uno degli autori del progetto – poiché non c’è stato nessun modo formale di registrare le specie”. “Giusto per fare un esempio – prosegue lo studioso – ciascun delfino o balena possiede in media 14 nomi differenti, sinonimi e descrizioni multiple che per altre specie ci hanno creato non pochi problemi”. Dopo un’attenta analisi dei campioni e dei documenti è probabile che ben 40 mila specie verranno eliminate dalla lista, proprio perché si tratta semplicemente di “doppioni”. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Current Biology e la banca dati che ne è scaturita, secondo gli autori, potrebbe rappresentare un modello per far collaborare moltissimi biologi e realizzare un inventario completo della vita sulla Terra.
