LUFENG – Il governo cinese ha schierato elicotteri, motoscafi e forze paramilitari con l’obiettivo di sequestrare tre tonnellate di metanfetamina a Boshe, un villaggio nella provincia di Guangdong, nel sud della Cina. Nel villaggio – già noto per la produzione di droghe di vario tipo – circa un quinto delle famiglie residenti erano sospettate di essere coinvolte nella produzione e nello spaccio di sostanze stupefacenti. La massiccia operazione – che ha coinvolto più di 3.000 persone in 109 raid separati – si è conclusa con 182 arresti e con il sequestro di tre tonnellate di meth. Stando alle dichiarazioni ufficiali, non c’è stato alcuno spargimento di sangue.
Gli abitanti di Boshe hanno resistito per anni alle autorità cinesi, bloccando l’ingresso del villaggio con delle motociclette ad ogni loro tentativo di raid, lanciando sassi e bombe artigianali, ricoprendo le strade di tavole con chiodi sporgenti e arrivando perfino a brandire delle repliche di AK-47, i celebri fucili d’assalto sovietici. Tra gli arrestati figurano il segretario del villaggio – sospettato di aver protetto le attività legate alla droga dalle autorità – e numerosi membri della polizia locale.
La polizia della provincia di Guangdong ha affermato che la contea di Lufeng – in cui è situato Boshe – è diventata negli ultimi tre anni la fonte di un terzo del totale del mercato di metanfetamina nell’intera Cina: ecco perché non sorprende un così grande dispiego di forze nei confronti di un singolo villaggio.
Il raid di Boshe era parte dell’”Operazione Tuono”, un severo piano di repressione delle droghe nel Guangdong lanciato dal governo cinese lo scorso luglio che ha portato finora alla detenzione di 11.000 indagati e al sequestro di otto tonnellate di droghe varie.