Anche l’Oman si ribella. Sono ormai tre giorni, infatti, che il piccolo sultanato situato al sud della Penisola arabica è colpito da forti moti di protesta. I manifestanti si sono riuniti nella città di Sohar: cittadina costiera situata a circa 200 kilometri a nord-ovest di Muscat, capitale del piccolo Stato, è il principale porto di esportazione e sempre questa città sono presenti un’importante raffineria e una fabbrica di alluminio.
Le cifre parlano di quasi due mila dimostranti scesi in piazza per protestare, protesta sfociata anche in atti vandalici come la messa a fuoco di un supermercato, e per chiedere riforme politiche, posti di lavoro e migliore retribuzione. Alcune fonti mediche parlano di sei morti negli scontri avvenuti nella giornata di ieri.
Dopo il Bahrain, infatti, un altro degli Stati della penisola arabica si è unito alla manifestazioni che stanno colpendo nord Africa e Medio Oriente. La rivolta in questo caso è rivolta contro il sultanato di Qaboos bin Said, una figura che controlla il potere da 40 anni e che, nel tentativo di placar gli animi della rivolta, ha promesso, grazie a un rimpasto di governo, nuovi posti di lavoro e sussidi di disoccupazione.