Vi è una figura politica del teatrino repubblicano USA che in Italia non viene mai citata su mass media come i giornali e la televisione, ed è quella del congressista texano Ron Paul. Infatti, parlando dello sfidante contro Obama il prossimo anno, vengono sempre fatti i nomi di Michelle Bachmann o di due “facce da soap opera” come Mitt Romney e Rick Perry, e mai il suo. Certo, Ron Paul viene visto come un politico dalle posizioni troppo estremiste – nonostante sia un conservatore – soprattutto riguardanti le questioni scottanti del debito, del suo utilizzo da parte dei banchieri per mantenere posizioni di rendita e potere, e della riduzione drastica dell’impegno militare americano nel mondo. A dispetto dei suoi gratificanti successi popolari (è il candidato numero uno per i finanziamenti della sua campagna via internet), tutto sembra remare contro a Paul e pochi danno per probabile una sua vittoria alla convention repubblicana, per non parlare di quella alle presidenziali. Eppure, in una situazione di forte crisi sistemica, strutturale, come questa, Ron Paul potrebbe farcela e battere prima i suoi concorrenti repubblicani, e poi Obama, soprattutto se le cose dovessero precipitare e ci fosse qualche avvenimento catalizzatore, che mostrerebbe chiaramente come risaputi e sorpassati gli argomenti di Romney e Perry, facendo diventare estremamente popolari quelli di Paul. Questa intuizione è rafforzata anche da alcuni precedenti storici recenti riguardanti crisi e risoluzione della crisi attraverso un nuovo corso che passa per una figura di impatto carismatico. Inoltre, pensando alle voci di ridimensionamento della potenza USA, legate a un possibile nuovo ordine mondiale in seguito alla dismissione del dollaro come moneta di riferimento globale, risulta facile associare ad esse la figura di Ron Paul.
