Le hanno cambiato il nome da Sophie a Jake e hanno chiesto a conoscenti, insegnanti, amici e parenti di trattare la loro figlia di 5 anni come un maschio. Una decisione difficile, quella presa da mamma Sarah e papà Yuri, frutto del malessere della loro bambina. Sophie, infatti, sin dall’età di 2 anni, diceva di sentirsi intrappolata in quel corpo, in quella vita fatta di bambole e vestitini rosa. “Mi sento un ragazzo“, diceva con insistenza ai genitori. In seguito a test psicologici le è stato diagnosticato un Disturbo dell’Identità di Genere: è il caso più giovane in assoluto.
“All’inizio non volevo discutere molto con lei, ho pensato che fosse solo una fase. Ma lei era insistente – racconta mamma Sarah al Mail Online – Ha iniziato ad identificarsi con i personaggi maschili degli spettacoli televisivi. Ha anche insistito nell’interpretare ruoli maschili in ogni gioco cui ha partecipato”.
Papà Yuri aggiunge: “In quel periodo ha frugato nel nostro armadietto dei medicinali e ha cercato di usare il mio rasoio, fingendo di radersi il viso, tagliandosi il labbro”. Fu allora che i due hanno preso la drastica decisione di far vivere la loro bambina come un maschio. “E’ diventato chiaro che questa era assolutamente la cosa giusta da fare per il nostro bambino”. Sarah e Yuri si sono informati sui transgender e sul Disturbo di Identità di genere e hanno deciso che forzare Sophie nel suo corpo di donna le avrebbe solo fatto del male, devastandole la vita e la psiche. Così hanno iniziato a vestirla con canotte e pantaloncini, le hanno tagliato i capelli, le hanno decorato la stanza col tema di Star Wars, hanno reso noto a conoscenti e amici la sua storia. “Eravamo molto nervosi perché sapevamo che la gente ci avrebbe giudicato. Ero pronta a lottare – ha detto mamma Sophie – La mia unica priorità è fare in modo che nessuno faccia male al mio bambino”. Fortunatamente, la risposta della comunità è stata positiva.
“Il momento difficile verrà quando si avvicinerà la pubertà e dovremo iniziare a prendere decisioni sull’eventualità di bloccargli gli ormoni della pubertà. Sarà difficile, ma penso che se è così importante per lui, allora è la cosa giusta. Ha sfidato le mie definizioni ristrette di genere e mi ha reso una persona migliore. Ha costretto tutti noi a riesaminare le nostre convinzioni.”