Bradley Manning è un “prigioniero politico”. Così l’ha definito Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, in un’intervista alla MSNBC, canale americano e canadese di informazione all news.
Manning è il soldato sospettato di aver dato a Wikileaks documenti classificati della diplomazia americano. Il ragazzo infatti, in quanto militare, aveva accesso alla rete dell’esercito; qui avrebbe rubato i file incriminati.
Secondo quanto riportato dall’Huffington Post, i sostenitori di Manning sono preoccupati per le dure condizioni in cui è tenuto durante la detenzione: 23 ore di confinamento solitario in un edificio tra i boschi della Virginia (a Quantico per la precisione) senza potersi muovere né avere un cuscino o lenzuola. Sempre l’Huffington Post, riporta che un portavoce dei Marines ha negato l’esistenza di maltrattamenti nei confronti di Manning dichiarando anzi che il giovane soldato è al sicuro.
Dal suo canto Assange ha ribadito che Manning è un “prigioniero politico”: non sa se sia un informatore ma di certo un prigioniero politico lo è. Assange ha poi aggiunto che le voci secondo cui lui e Manning avrebbero cospirato insieme sono “assolutamente prive di senso”.
Nel frattempo intanto David Coombs, avvocato di Manning, ha postato nel dettaglio le condizioni di prigionia del suo assistito: leggere libri e guardare la televisione poche ore al giorno, nessuna possibilità di fare piegamenti sulle gambe o flessioni, possibilità di camminare solo durante l’ora d’aria, e seguendo un percorso simile a un otto.